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Perché investire su un piano pensionistico individuale

Le ultime riforme pensionistiche avevano lo scopo di dare beneficio alle nuove generazioni ma purtroppo si basano su due presupposti: l’equilibrio demografico e quello contributivo, tra chi è
occupato e chi riceve la pensione. Come sappiamo si fanno meno figli e i giovani entrano con difficoltà nel sistema lavoro. Il risultato è che i contributi oggi versati da chi è occupato fanno sempre più fatica a garantire il finanziamento delle pensioni in essere.

Nel 2021 a fronte di circa 18 milioni di pensioni erogate ci sono circa 23 milioni di persone occupate. Siamo molto vicini al rapporto un pensionato per un lavoratore.

Possono non essere sufficienti nemmeno politiche sul lavoro delle donne, dei giovani e degli immigrati perché le offerte di lavoro sono per lo più precarie e con remunerazioni troppo basse per generare contributi sufficienti allo scopo.

Si rende quindi necessario provvedere con una pensione alternativa, costituita dalla previdenza complementare, che offre ai cittadini la possibilità di disporre dopo il pensionamento, di un reddito più adeguato ai suoi bisogni in età anziana, anche agevolando la transizione verso il pensionamento. In considerazione delle funzioni sociali che la previdenza complementare svolge, lo Stato riconosce alla previdenza complementare particolari agevolazioni fiscali, di cui altre forme di risparmio non beneficiano.

Aderendo ad una forma di previdenza complementare ci sono indubbi vantaggi: Se sei giovane, il tempo gioca a tuo favore. Se aderisci fin dall’inizio della carriera lavorativa puoi accumulare un risparmio rilevante per formare una pensione integrativa adeguata e far fronte a eventuali discontinuità lavorative. Se sei dipendente, puoi aver diritto al contributo del datore di lavoro.

Puoi effettuare prelevamenti dalla tua posizione individuale per affrontare spese (acquisto prima casa, spese sanitarie, altre spese impreviste, o per inoccupazione e invalidità)

Puoi ridurre le tasse pagate sui redditi ogni anno fino a 5.164,57 per effetto della deduzione dei contributi versati (anche a favore di familiari a carico) alla previdenza complementare. Puoi, beneficiare di una tassazione agevolata sulle somme che ricevi per tutto il pensionamento (da un minimo del 9% e fino ad un massimo del 15%).

Facciamo un esempio: Antonio e Vittoria hanno la stessa età e decidono di aderire alla previdenza complementare scegliendo lo stesso fondo pensione e lo stesso comparto di investimento.

Antonio è un libero professionista in regime di partita IVA ordinario. Ogni anno versa 2.500 euro alla forma pensionistica e deduce tali contributi dal suo reddito imponibile.

Vittoria è anch’essa una libera professionista ma in regime di partita IVA forfettario e non ha altri redditi soggetti IRPEF. Anche lei versa 2.500 euro. In ragione del regime forfettario Vittoria non può dedurre dal reddito i contributi versati.

Antonio e Vittoria vanno in pensione dopo 37 anni di contribuzione e ricevono la stessa pensione complementare lorda annua di 7.000 euro. Antonio avendo usufruito della deduzione dal reddito avrà una tassazione del 9% e quindi la sua pensione netta sarà di 6.559 annui. Vittoria non avendo dedotto nulla avrà una pensione netta di 7.000 euro esente da tassazione.

Ovviamente questi importi integreranno la pensione pubblica a cui hanno diritto.

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